Le “distanze” nella ricerca (e le loro conseguenze)
Il "Bo Live" - Online
12.06.2024
“La ricerca si fonda sulla collaborazione, non solo teorica ma pratica, tra scienziati. Sono fermamente convinto che le attività di ricerca diano buoni frutti quando si lavora insieme allo stesso argomento, uno accanto all’altra. Le idee vengono quando due o tre persone siedono allo stesso tavolo, discutono, propongono, correggono. Quando si incontrano e lavorano fisicamente prossime. Lì le intuizioni prendono forma e diventano spiegazioni, progetti. Sono assolutamente convinto che il nucleo della ricerca stia proprio nella condivisione, nella possibilità di lavorare insieme. Le riunioni su piattaforme online sono utilissime, ma i risultati che si ottengono sono molto diversi rispetto a quando si è tutti nella stessa stanza a ragionare su un processo, un fenomeno, dei dati”.
A parlare è Valerio Olivetti, geologo dell’università di Padova alla sua quarta missione in Antartide. Se queste sono le condizioni ottimali per lavorare in modo proficuo, in alcuni casi la distanza – geografica, economica, temporale – limita le possibilità.
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Servizo di Monica Panetto