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"Un'isola di sabbia e un mare di dubbi: gli effetti del Mo.S.E. sulla Laguna di Venezia"

La recente notizia della formazione di una nuova isola; – o meglio, di una sottile striscia di depositi intertidali – nei pressi del Bacàn, ha riacceso il dibattito sugli effetti del sistema Mo.S.E. sulla morfologia e sull’ecosistema della Laguna di Venezia. C'è chi sostiene che il Mo.S.E. sia responsabile della nascita e della stabilità di questa isola e che quindi favorisca lo sviluppo ed il mantenimento delle barene. Tuttavia, questa lettura rappresenta un volo pindarico piuttosto ardito, perché contraddice le evidenze scientifiche emerse da recenti studi basati su osservazioni di dati telerilevati, esperimenti in campo, analisi di laboratorio e risultati di modelli morfodinamici. E’ stato infatti recentemente dimostrato che le barene della Laguna di Venezia crescono principalmente – per il 70% del deposito totale – durante le mareggiate (Tognin et al., 2021, Nature Geoscience). Le attivazioni del Mo.S.E., pur indispensabili per proteggere Venezia dalle maree molto sostenute, riducono drasticamente i colmi di marea e limitano significativamente l’entità e la durata della sommersione delle barene durante le mareggiate. Questo porta, inevitabilmente, a una riduzione dell’apporto di sedimenti sulle barene, compromettendone la sopravvivenza a lungo termine.

Ulteriori studi modellistici (Tognin et al., 2022, Science Advances) confermano che il Mo.S.E., pur essenziale per la protezione della città di Venezia, favorisce il degrado morfologico della laguna, provocando l’appiattimento e la dissoluzione delle sue strutture morfologiche tipiche, quali bassifondi, barene e reti di canali, e riducendo la diversità morfologica che caratterizza la laguna.

Le immagini satellitari disponibili su Google Earth, mostrano chiaramente che l’accrescimento verticale e l’espansione laterale della striscia di depositi del Bacàn sono antecedenti alle attivazioni del Mo.S.E., entrato in ì azione per la prima volta per proteggere Venezia dall'alta marea il 3 ottobre 2020. Lo sviluppo di questa striscia di sabbia e fango è il risultato di dinamiche prettamente locali che ne hanno favorito l’accrescimento verticale e l’espansione laterale. La successiva colonizzazione della vegetazione alofila, ha accelerato, grazie ai noti feedback eco-morfodinamici tra processi fisici e biotici in ambienti lagunari, l’accrescimento della striscia, rendendola più stabile.

Anche i risultati dei modelli morfodinamici, sviluppati a partire dagli anni ’90 dal gruppo di idraulica del Dipartimento ICEA (Luigi D’Alpaos, Andrea Defina e Luca Carniello), evidenziano la presenza di un’area caratterizzata da deposizione di sedimenti nella zona del Bacàn, ma questo fenomeno riguarda una zona molto limitata ed è legato a condizioni idrodinamiche locali particolarmente favorevoli, non potendo quindi essere considerato un effetto diffuso sull'intera laguna. Recenti simulazioni evidenziano che la riduzione dei livelli in laguna dovuta alle attivazioni del Mo.S.E., ha un effetto limitato sull’attenuazione delle altezze d’onda da vento nella zona che circonda il “nuovo isolotto” del Bacàn, già modeste essendo tale zona protetta dal moto ondoso da venti di Bora, per effetto della vera isola che si trova a nord-est del “nuovo isolotto”, e da moto ondoso da venti di Scirocco, per effetto dell’isola artificiale che serve da struttura intermedia fra le due schiere di paratoie mobili alla Bocca di Lido. Al contrario, seppur possa risultare controintuitivo ai “non esperti”, la riduzione dei livelli ha un effetto negativo sulle sollecitazioni al fondo esercitate dalle onde da vento, che vengono addirittura intensificate comportando un aumento dell’erosione (Tognin et al., 2022, Science Advances).

Il sistema Mo.S.E. svolge un ruolo cruciale nella protezione di Venezia dalle acque alte. Tuttavia, è fondamentale riconoscere che la regolazione delle maree alle bocche non offre benefici analoghi all'ecosistema lagunare. Anzi, le chiusure del Mo.S.E. accelerano il processo di degrado della Laguna, generando impatti negativi sull'ambiente lagunare, che richiedono l'implementazione di misure compensative e di mitigazione adeguate. Una valutazione equilibrata di questi impatti permetterebbe di sviluppare e implementare strategie mirate per la conservazione e il ripristino dell'ecosistema.

La gestione sostenibile della Laguna di Venezia necessita di un approccio che bilanci la protezione della città con la preservazione dell'ecosistema lagunare, riconoscendo e affrontando attivamente gli effetti collaterali delle misure di salvaguardia implementate.

Andrea D'Alpaos (Professore Ordinario - Dip. Geoscienze)

Leggi l'articolo sul Corriere del Veneto

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