Ora abbiamo a disposizione un nuovo orologio geologico, in quanto è possibile datare il granato, uno dei minerali più comuni e utilizzati dai geologi, con il metodo U-Pb. Questo metodo è comunemente utilizzato in geocronologia, ma richiede importanti quantità di uranio e per questo motivo è sempre stato applicato solamente a minerali specifici (come per esempio lo zircone), che però possono avere importanti limitazioni per la ricostruzione dei processi geologici.
Questo è quanto emerge dallo studio “The age of granulite-facies metamorphism in the Ivrea-Verbano Zone (NW Italy) determined through in-situ U-Pb dating of garnet”, pubblicato sulla rivista scientifica “Journal of Petrology” e guidato da Omar Bartoli professore del Dipartimento di Geoscienze dell’Università di Padova, insieme alla collega Bruna Borges Carvalho e condotto in collaborazione con l’Università di Francoforte.
“La sfida principale è stata quella di riuscire a sfruttare qualche miliardesimo di grammo di uranio presente nel granato. Tutto ciò sarebbe stato impossibile fino a qualche anno fa, ma il rapido sviluppo di nuove tecnologie ci permette ora di spingere i limiti analitici fino a bassissime concentrazioni”, racconta Omar Bartoli primo autore dell’articolo. “Il granato è un minerale unico, perché registra le condizioni di pressione e temperatura di formazione delle rocce che lo contengono, ma fino ad oggi era difficile utilizzarlo per vincolare anche il tempo geologico, se non con lunghe procedure analitiche e isolandolo dalla sua roccia. Il nostro studio ha dimostrato invece che può essere utilizzato anche come orologio geologico, sfruttando i pochi nanogrammi di uranio raccolti in un solo giorno di lavoro, e tutto questo analizzandolo direttamente nella roccia”.
Per l’Università di Padova ha preso parte alla ricerca anche la ricercatrice Bruna Borges Carvalho. “Abbiamo applicato questa innovativa tecnica a campioni provenienti da una delle sezioni di crosta continentale profonda più famose al mondo, che abbiamo la fortuna di avere nelle Alpi occidentali e su cui stiamo lavorando da alcuni anni.”
Le misurazioni effettuate dal team di ricercatori hanno dimostrato che questo nuovo orologio geologico è resistente anche ad altissime temperature di 1000°C e quindi potrà essere usato in futuro in vari contesti geologici.