Girls & Science: l’esperienza di Elisabetta, Emma, Giorgia e Jedi nel nostro Dipartimento
La partecipazione delle donne negli ambiti professionali legati all’innovazione tecnologica e scientifica è in aumento ma c’è ancora molta strada da fare per raggiungere una piena uguaglianza di genere nel mondo del lavoro e superare gli stereotipi che ancora oggi condizionano le possibilità di carriera.
Il progetto Girls & Science promosso da Apindustria Confimi Vicenza e rivolto alle studentesse di 2ª-3ª-4ª dei licei Fogazzaro, Lioy, Pigafetta e Quadri, è nato dalla volontà di incentivare la partecipazione femminile nelle cosiddette materie e professioni “STEM”, favorendo l’espolorazione delle proprie vocazioni personali grazie a momenti concreti di contatto con il lavoro di scienziati e ricercatori ed esperienze pratiche di laboratorio.
Alle partecipanti è stato proposto di sfidarsi in veri e propri contest su progetti proposti dai docenti e tutti i premi in palio avevano l’obiettivo di portare le vincitrici a respirare per un periodo l'attività̀ produttiva e di ricerca.
Elisabetta Vigolo, Emma Baratto, Giorgia Meggiolaro e Jedi Marshmellow hanno conquistato il primo premio che consisteva nella possibilità di trascorrere tre settimane all’interno del Dipartimento di Geoscienze dell’Università di Padova partecipando a laboratori, escursioni in campo e attività formative: le quattro studentesse, hanno così potuto vivere una full immersion nell’ambiente universitario, entrando a contatto con un ambiente internazionale e toccando con mano strumenti e tecnologie di ricerca.
“A ottobre dell’anno scorso è stato avviato il progetto GIRLS&SCIENCE, indetto da Apindustria, per stimolare l’interesse delle ragazze al mondo del lavoro e della ricerca scientifica. Il progetto si suddivideva in vari laboratori pomeridiani, da quattro o otto ore, a cui prendevano parte esperte del campo. Alla fine di ognuno di questi laboratori veniva lanciata una sfida da sviluppare, ma tra tutte queste ci ha colpito una sfida in particolare: la creazione di una app incentrata sulla qualità della vita. La nostra app è basata sulla felicità, sull'autoconsapevolezza delle emozioni e la gratitudine”, spiegano le quattro studentesse.
Elisabetta, Emma, Giorgia e Jedi si sono così messe al lavoro e la app da loro progettata si è aggiudicata il primo premio. La mattina di lunedì 4 luglio le quattro studentesse sono arrivate al Dipartimento di Geoscienze per cominciare la loro esperienza formativa.
“Il primo giorno in università siamo state accolte e guidate dal professor Boaga che ci ha illustrato la struttura del dipartimento diviso in due zone: quella per gli studenti, riconoscibile esternamente dal colore nero della struttura, contenente laboratori didattici e aule per le lezioni. Quella dei lavoratori appare invece grigia dall'esterno, a differenza dell'ala studentesca che al suo interno ospita uffici e laboratori allestiti per la ricerca vera e propria. Noi abbiamo avuto il privilegio di usufruire di entrambe”, raccontano Elisabetta, Emma, Giorgia e Jedi.
“E’ stata una scoperta fare questo tirocinio all'interno del Dipartimento di Geoscienze. Infatti, venendo dalle superiori, ci aspettavamo un clima molto rigido e gerarchico, tuttavia abbiamo trovato un ambiente amichevole dove tutti si considerano loro pari. I professori hanno un atteggiamento formale, ma con quel tocco di scioltezza che ci ha fatto sentire subito a nostro agio e questo ci ha particolarmente stupito”, aggiungono.
Una delle prime attività è stata la partecipazione ad un’escursione nella Laguna di Venezia dove un team di interdisciplinare stava eseguendo analisi geomorfologiche e geofisiche sulle barene, quei piccoli “isolotti” tipici dell’ambiente lagunare che hanno un’enorme capacità di stoccare anidride carbonica ma che sono messi a dura prova dall’incremento del livello medio del mare. “Eravamo con alcuni ricercatori. C'erano geofisici, sedimentologi, ingegneri, giornalisti e dottorandi. Tutti avevano una mansione da svolgere sulla stessa area interessata, guardavano con approcci e conoscenze diverse, riuscendo così a collegare le varie specializzazioni per capire come effettivamente funzionasse il sistema della barena. In un luogo come questo, la gerarchia dei titoli viene meno in quanto ognuno, possedendo diverse conoscenze, possa aggiungere qualcosa allo studio complessivo”, spiegano Elisabetta, Emma, Giorgia e Jedi aggiungendo di aver apprezzato molto anche l’opportunità di poter parlare con persone provenienti da ogni angolo del mondo con culture e esperienze completamente differenti.
Nei giorni successivi le studentesse hanno preso parte a numerosi laboratori, a partire da quello di sedimentologia dove hanno svolto analisi sulle carote prelevate durante l’escursione in Laguna. “E’ stato interessante perché per la prima volta in assoluto abbiamo lavorato su dei materiali raccolti direttamente da noi. I laboratori ci hanno dato più di quanto ci aspettavamo e tutte noi siamo rimaste particolarmente affascinante dalle attività che abbiamo condotto".
C’è chi ha trovato particolarmente coinvolgente e motivante il laboratorio di micropaleontologia che “in alcune di noi ha fatto accrescere l’interesse per un lavoro futuro in laboratorio, alla continua ricerca di microfossili e nuovi metodi sperimentativi”. Anche il laboratorio di sezioni sottili è risultato molto apprezzato, senza dimenticare poi le esperienze nell’ambito della geotermia o e della geologia e cartografia planetaria. In quest’ultimo contesto le ragazze hanno potuto provare la virtual reality osservando così corpi planetari extraterrestri, come la Luna o Marte ed effettuando misurazioni.
L’esperienza nel Dipartimento di Geoscienze dell’Università di Padova si è completata con le attività di comunicazione della scienza che hanno portato Elisabetta, Emma, Giorgia e Jedi a prendere parte ad una puntata del podcast L’eco di Gaia e a indossare i panni delle conduttrici per intervistare la ricercatrice Elena Bellizia e il tecnico di laboratorio Silvia Cattò. Sempre nell’ambito della comunicazione della scienza le studentesse hanno inoltre realizzato diversi contenuti creativi per i social network, hanno assistito alla registrazione di interviste a ricercatori del Dipartimento e hanno ricevuto una prima infarinatura sui programmi di editing video.
“Una cosa importante che abbiamo appreso da questa esperienza è stata che non esiste il sapere inutile, ogni nozione che ci si porta dietro può contribuire, anche quando meno ce lo si aspetta, a dare significato a un fenomeno più grande. In prima superiore quando studiavamo la tettonica delle placche ci chiedevamo sempre a cosa mai ci sarebbe servito e quando il primo giorno col professor Nestola abbiamo ragionato sulla genesi dei diamanti e la teoria abbiamo ricollegato tutto. Il bello avviene proprio quando il sapere che credi inutile si ricollega con un filo logico a tutte le altre discipline, come un puzzle”, concludono Elisabetta, Emma, Giorgia e Jedi.
E il Dipartimento di Geoscienze le ringrazia per la serietà, l’impegno, la passione e la costanza con cui hanno partecipato a tutte le attività che sono state loro proposte.