I fiumi europei sono molto più frammentati di quanto si pensi

 

Caban Coch Dam, Elan Valley, Wales. Foto cortesia di SaraBarrento

 

Un nuovo paper pubblicato su Nature mostra come l’impatto delle barriere fluviali sul territorio europeo sia sottostimato e mette a disposizione il primo atlante di queste costruzioni su scala continentale


I fiumi europei sono tra i più frammentati al mondo: è questo uno dei risultati principali di un nuovo studio pubblicato su Nature incentrato sulle barriere fluviali (quali dighe, sbarramenti, chiuse e così via) che, su varia scala, modificano il flusso dei corsi d’acqua. Lo studio nasce dal progetto AMBER (Adaptive Management of Barriers in European Rivers), un grande consorzio di ricerca coordinato dalla Swansea University all’interno del programma Horizon 2020 a cui ha preso parte anche Simone Bizzi, prima membro del Environmental Intelligence Lab del Politecnico di Milano e oggi ricercatore al Dipartimento di Geoscienze dell’Università degli Studi di Padova.

Secondo lo studio, che unisce i database già disponibili alla modellazione della distribuzione di queste costruzioni, sono almeno 1.2 milioni le barriere fluviali che si possono trovare sparse sui corsi d’acqua di 36 nazioni europee, di cui circa 2 su 3 sono alte meno di 2 metri. “L’impatto diffuso delle barriere fluviali di piccole dimensioni è stato probabilmente sottostimato nel passato: questa ricerca crea le prime evidenze della loro diffusa presenza a scala europea e dà l’opportunità per un cambio di paradigma nei piani di riqualificazione fluviale in Europa”, sottolinea il dottor Bizzi.

Inoltre, lo studio ha permesso la creazione del primo atlante delle barriere fluviali del vecchio continente, l’AMBER Barrier Atlas, che comprende circa 630mila strutture esistenti descritte per nazione, nome del corso d’acqua, coordinate geografiche, altezza e database d’origine, il tutto disponibile gratuitamente online. Sebbene incompleto, questo atlante fornisce un primo strumento fondamentale. Come sottolineato da Carlos de Garcia de Leaniz, professore di Aquatic Biosciences presso la Swansea University e coordinatore del progetto AMBER, questo risultato permette infatti di “rispondere alle esigenze della nuova strategia europea sulla biodiversità (BDS2030) che mira a riconnettere almeno 25mila km di fiumi Europei entro il 2030. Questo perché molte di queste barriere sono obsolete e la loro rimozione è una grande opportunità di riqualificazione”.

Il comunicato stampa è disponibile qui: https://www.unipd.it/sites/unipd.it/files/20201217ggg.pdf