Nel 2024 l’Università di Padova si è classificata al primo posto in Italia per numero di progetti Starting Grant vinti, e ha così confermato la propria eccellente posizione nel panorama nazionale della ricerca.
Sono cinque i ricercatori e le ricercatrici (Principal Investigator) che, scegliendo l’Ateneo patavino come sede per svolgere la propria attività di ricerca, hanno ottenuto il finanziamento. Si tratta di un risultato senza precedenti, che dà evidenza della capacità dell’Università di Padova di formare e di attrarre giovani ricercatori e ricercatrici capaci di proporre progetti fortemente ambiziosi e innovativi nell’ambito della ricerca di frontiera e di competere con successo a livello europeo.
Sono in tutto 41 i progetti finanziati presso istituzioni italiane, 61 quelli vinti da cittadini italiani se si include anche chi opera all’estero.
Giacomo Pozzi, ricercatore presso l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia di Roma, è tra i vincitori della call relativa al 2024 e tornerà al Dipartimento di Geoscienze dell’Università di Padova, dove alcuni anni fa si è laureato a pieni voti, per portare avanti il suo progetto sull’origine dei terremoti. Denominato OMEN, Observing the Mechanisms of Earthquake Nucleation, il progetto ha l’obiettivo di arrivare a una diretta osservazione dei meccanismi della nucleazione per un cambiamento radicale nella nostra comprensione del movimento sismico e dei suoi potenziali precursori.
Conosciamo meglio Giacomo Pozzi attraverso questa intervista
Giacomo, ci racconti qualcosa in più sul tuo percorso di studi e di ricerca?
Durante gli anni della laurea a Padova, ho studiato le pegmatiti delle Alpi centrali, sottili intrusioni granitiche in grado di registrare la storia deformativa dell'orogene. Cambiando tema di ricerca, ho iniziato il dottorato a Durham, nel Regno Unito. Lì ho condotto esperimenti di deformazione delle rocce a velocità e pressioni tipiche della fase di propagazione dei terremoti. Durante questa fase, le rocce si riscaldano fino a indebolirsi drasticamente, facilitando lo slittamento sismico. Ho dimostrato che alcune rocce possono indebolirsi per plasticità cristallina senza fondere. In seguito, mi sono trasferito a Roma presso l'INGV come ricercatore a contratto. I miei studi si sono spostati sull'origine dei terremoti, la cosiddetta fase di nucleazione, che è controllata da meccanismi ancora poco conosciuti. La mia ricerca ha mostrato come le strutture a piccola scala possano giocare un ruolo fondamentale durante la nucleazione dei terremoti. Questi risultati hanno ispirato il mio progetto, OMEN, finalizzato alla documentazione e alla quantificazione di questi meccanismi elusivi utilizzando una nuova metodologia sperimentale.
L'obiettivo del tuo progetto è osservare i meccanismi di nucleazione dei terremoti e andare oltre gli attuali approcci sperimentali, che si basano solo sulla misurazione indiretta delle proprietà dei campioni e/o sull'uso di materiali simili alle rocce. Come raggiungerai questo ambizioso obiettivo?
Con il mio progetto costruirò un apparato di deformazione innovativo, dotato di diverse finestre di osservazione e di supporti per i campioni realizzati con vetro ad alta tecnologia. A differenza dei precedenti approcci sperimentali, il vetro altamente resistente permetterà per la prima volta di deformare le rocce naturali alle condizioni tipiche delle profondità crostali, filmando contemporaneamente la loro evoluzione strutturale e i meccanismi interni all'opera. Osservare e documentare il comportamento delle rocce durante un ciclo sismico simulato permetterà di svelare la fenomenologia nascosta all'origine dei terremoti.
Come integrerai la parte sperimentale condotta in laboratorio con le osservazioni sul campo?
La disposizione spaziale degli elementi rocciosi formatisi durante i diversi esperimenti di deformazione si ritrova anche in diverse faglie naturali, permettendo di dedurre se queste tessiture si sono formate durante un terremoto o meno. Campionando le tessiture sperimentali e naturali e analizzandole con un microscopio elettronico, sarò in grado di sintonizzare la nostra ricerca di laboratorio in modo che corrisponda meglio ai fenomeni naturali. Questa corrispondenza è fondamentale per convalidare l'applicabilità dei risultati sperimentali alla natura e per porre una solida base allo studio dei meccanismi della sismogenesi.
Che risultati ti aspetti da qui al termine del progetto ERC?
Entro la fine di OMEN, mi aspetto di fornire una nuova comprensione dell'origine dei terremoti derivante dall'integrazione di ampi risultati di laboratorio, osservazioni sul campo e tecniche analitiche innovative. Mi aspetto anche che il nostro team fornisca nuove equazioni costitutive per una migliore descrizione e quantificazione dei meccanismi di generazione dei terremoti, con l'obiettivo finale di perfezionare i modelli per l'occorrenza dei terremoti e la valutazione della pericolosità sismica.
Cosa serve per ottenere un ERC e quali sono i punti di forza del tuo progetto?
Competere per un ERC Starting Grant ha rappresentato una sfida crescente fino all'ultimo minuto! Quando si scrive, ci si rende conto che sono necessari molti ingredienti per comporre una ricetta di successo. Questi sono: una domanda scientifica pertinente, un approccio scientifico innovativo, una narrazione accattivante ma semplice, obiettivi chiari e la solida motivazione del candidato a raggiungerli. Tutti questi aspetti devono essere in equilibrio. Credo che il punto di forza del mio progetto sia l'idea di poter utilizzare setup relativamente semplici per avere una visione diretta dei meccanismi nascosti all'origine dei terremoti nei materiali naturali, in condizioni realistiche. Nella scienza, l'osservazione diretta e la documentazione del comportamento dei fenomeni è lo strumento più potente per costruire la nostra conoscenza in materia, e questo non è stato un compito facile per i terremoti che risiedono in profondità nella Terra.
Che consiglio daresti a un ricercatore che sta pensando di fare domanda per una sovvenzione ERC Starting Grant?
Essere appassionati delle proprie idee e capire perché sono rilevanti per la comunità. Se credete che la vostra ricerca abbia il potenziale per avere un impatto, lavorate per renderla facile da comunicare e accessibile a tutti, non solo agli addetti ai lavori. Questo è un primo passo fondamentale per vincere un ERC.
Ti sei laureato a Padova e ora torni qui dopo aver maturato una vasta esperienza professionale sia all'estero che in Italia. Come ti sente? Come immagini il primo giorno in cui rimetterai piede nel Dipartimento?
Sono grato per l'opportunità che ho avuto di crescere sia scientificamente che personalmente, in Italia e all'estero. Lavorare in un altro Paese e interagire con persone di diversa provenienza in un ambiente multiculturale ha ampliato notevolmente le mie prospettive. Ora tornare a Padova è come tornare a casa come una persona diversa e più matura. Sono entusiasta di poter condividere attivamente ciò che ho imparato con altri giovani scienziati e non vedo l'ora di dare il mio contributo al Dipartimento che mi ha insegnato la scienza che amo.
Intervista di Barbara Paknazar