Geotermia: un nuovo studio mostra le potenzialità del sistema a circuito chiuso profondo
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Il Dipartimento di Geoscienze dell'Università di Padova ha collaborato a uno studio, condotto da un gruppo di ricercatori dell’Istituto di Geoscienze e Georisorse del Cnr di Pisa, che ha quantificato l’energia termica estraibile dal sottosuolo per rispondere alle richieste di elettricità e calore attraverso la tecnologia degli scambiatori profondi a circuito chiuso (DCHE – Deep Closed-loop Heat Exchanger).
Lo studio è stato recentemente pubblicato sulla rivista Renewable Energy e i risultati mostrano delle buone potenzialità, rafforzate dal fatto che questo sistema può essere predisposto riutilizzando pozzi esistenti.
“Lo studio riguarda un potenziale utilizzo di pozzi esausti del mondo degli idrocarburi che non sono più usati con l’obiettivo di vedere quali potenzialità hanno dal punto di vista geotermico per produrre energia sotto forma di elettricità o di calore. Abbiamo approfondito con i nostri colleghi di CNR come sia possibile, da un punto di vista teorico e modellistico, collegare in modo orizzontale due pozzi profondi già esistenti per capire quali possibilità ci possono dare sotto il profilo energetico”, spiega al riguardo Eloisa Di Sipio, ricercatrice del Dipartimento di Geoscienze dell’Università di Padova che ha partecipato alla ricerca.
La ricerca ha preso in esame due casi di studio e i risultati di una serie di simulazioni numeriche hanno mostrato che la produzione di fluidi con temperature e portate sufficientemente elevate, indispensabili per applicazioni reali, è sostenibile.
“Un caso è in Veneto, non lontano da Padova, e l’altro è nel Lazio: il primo è risultato più favorevole per ottenere calore, quindi per gli usi legati al riscaldamento, mentre il secondo ha rivelato delle buone potenzialità anche per l'energia elettrica”, approfondisce la dott.ssa Di Sipio.
Lo studio ha inoltre mostrato i vantaggi legati a un sistema di rotazione dei pozzi, un po' come la pratica della rotazione delle colture in ambito agricolo.
“Con questo nostro lavoro abbiamo voluto dare un contributo all’osservazione delle potenzialità dell'energia geotermica come fonte rinnovabile sia per l'elettricità che per il calore”, conclude Eloisa Di Sipio.