Come leggere il nostro passato in un pugno di terra: il laboratorio di Micromorfologia
Il percorso che porta dalla raccolta dei campioni all'interno di uno scavo archeologico alla fase di analisi attraverso sosfisticate strumentazioni è delicato e complesso. In questo video vi raccontiamo le attività che vengono svolte all'interno del laboratorio di micromorfologia del Dipartimento di Geoscienze dell'Università di Padova, costruito ex novo grazie ai fondi del progetto ERC Consolidator "Geodap", diretto dal professor Cristiano Nicosia.
Riprese e montaggio a cura di Barbara Paknazar
La micromorfologia è una delle principali discipline su cui si basa la geoarcheologia, una materia che si serve dell'ausilio di metodi geologici per arrivare all'interpretazione dei contesti archeologici. I campioni di sedimenti e di suoli provenienti sia da siti archeologici che da sequenze naturali vengono trasformati in vetrini, detti sezioni sottili, che sono poi studiati al microscopio. Una sezione sottile costituisce anche un archivio di quella che era la sequenza di strati, non sempre visibili a occhio nudo, di un sito archeologico o di una qualsiasi successione sedimentaria.
Il passo successivo è l'analisi al microscopio petrografico, uno strumento che lavora in luce trasmessa e permette di "leggere" tutte le componenti - minerali, organiche o legate alle attività umane - contenute nella stratificazione. La micromorfologia e le sezioni sottili ci permettono quindi di massimizzare le informazioni che possiamo estrarre da un sito archeologico, perdendo così il minor numero di tasselli che costituiscono il mosaico della vita dei nostri antenati.
The project GEOarchaeology of DAily Practices: extracting bronze age lifeways from the domestic stratigraphic record has received funding from the European Research Council (established by European Commission) Consolidator (grant agreement no. 101001839).